Convegno per approfondire le tematiche sui mutamenti del mondo del lavoro e delle tutele
Cosa ne è stato della vicenda də riders? Nel 2026 saranno passati 10 anni dalle prime proteste də riders in Europa iniziate nelle città di Torino e Londra.
La storia dei ciclo-fattorinə ha suscitato profonda indignazione. Il food delivery, tra paghe a cottimo e caporalato digitale, sembrava aver riportato il mondo del lavoro indietro di un secolo.
Dopo un primo periodo di incertezza (2016-2018), diverse corti europee, dal 2019 ad oggi, si sono pronunciate in modo coerente sulla natura non autonoma del rapporto di lavoro tra ə fattorinə e le società di delivery che organizzano l’attività tramite algoritmi.
Una della prime corti in Europa è stata proprio la Corte di Cassazione con sentenza n. 1663/2020 che ha esteso la disciplina del lavoro subordinato ai/alle riders etero-organizzatə.
In Italia è intervenuto anche il legislatore nel 2019 con la cd Legge riders e nel 2022 con il d.lgs n. 104/2022 per tentare di regolare il settore in tema di adeguatezza del salario, trasparenza dell’algoritmo, discriminazione e sicurezza.
Nello stesso periodo la Procura di Milano in concerto con INL, INPS e INAIL sanzionava le società di food delivery per il mancato pagamento dei contributi previdenziali e assicurativi e il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza.
Eppure, al di là dell’eco mediatica delle proteste e le vittorie nei Tribunali, la condizione di questə lavoratorə non è migliorata.
La maggior parte delle piattaforme del food delivery infatti inquadra i/le riders come lavoratorə autonomə occasionalə e li paga a cottimo.
Anche in materia di sicurezza si è fatto ancora troppo poco: paradigmatico il caso del rider di Bologna che nell’ottobre 2024 svolgeva attività nonostante l’allerta rossa.
Specularmente anche nelle aule di giustizia sono ancora molti i terreni di scontro: dall’erosione del concetto di orario di lavoro, a quello di inderogabilità dei minimi tabellari dei CCNL, alla messa in discussione dell’obbligo di redazione della busta paga o della retribuibilità di alcuni istituti contrattuali (permessi, ferie, etc), fino ad arrivare a licenziamenti “di fatto” tramite il blocco dell’account, a chiusure aziendali e delocalizzazione con generici preavvisi via email.
Peraltro l’avanzamento tecnologico ha creato ulteriori problematiche che occorre portare a dibattito: meccanismi di selezione e graduatorie per l’accesso al lavoro, controllo della movimentazione tramite geolocalizzazione, ma soprattutto l’isolamento dellə lavoratorə, senza alcun contatto con colleghə e superiorə ma solo, a tu per tu con la struttura digitale datoriale e gli obiettivi di rendimento che gli vengono imposti.
Vi è poi da considerare un altro aspetto sicuramente meno noto: il proliferare di “contratti collettivi di lavoro autonomo” in deroga all’art. 2 d.lgs 81/2015 diretti ad escludere l’applicazione della disciplina della subordinazione.
Così è stato, ad esempio, per il “celebre” CCNL Riders sottoscritto dal sindacato UGL a margine del tavolo di trattativa nazionale nel 2020 e dichiarato illegittimo dal Tribunale di Firenze, di Bologna e dalla Corte di Appello di Torino.
Tuttavia non è il solo, nello stesso senso purtroppo troviamo anche il CCNL shopper (i rider che portano la spesa) sottoscritto da NIDIL-CGIL, FELSA-CISL, UILTEMP-UIL e molteplici contratti in deroga per Aziende di call centre e telemarketing.
Il comparto della logistica e la questione dei e delle riders è solo un piccolo frammento della trasformazione del mondo del lavoro già in corso.
Sono sempre più diffusi i settori in cui l’organizzazione del ciclo produttivo e la gestione della forza lavoro viene effettuata da un algoritmo. Ad esempio shopper, corrierə che si occupano della raccolta e trasporto della spesa, o anche dispatchers, personale che controlla il traffico di consegne da remoto. Ma non solo. Le piattaforme si espandono anche in settori più ”tradizionali” come nel settore dei call centre che svolgono attività di recupero crediti o i servizi di sicurezza e vigilanza. Nell’UE si contavano nel 2024 oltre 28 milioni di persone che lavorano mediante una (o più) piattaforme di lavoro digitali e si prevede che nel 2025 questa cifra raggiungerà i 43 milioni.
In tal senso, il 23 ottobre 2024 è stata pubblicata la Direttiva Europa n. 2831/2024 relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali che dovrà essere recepita entro il 2 dicembre 2026. Benché in una formulazione attenuata rispetto al testo originario la direttiva, la direttiva apre nuove prospettive di dibattito sulle tutele non solo in tema di inquadramento e diritti sindacali ma anche di trasparenza algoritmica.
La questione del lavoro di piattaforma sta profondamente modificando non solo le modalità di gestione della forza lavoro ma il modo di pensare il lavoro. Prioritario in questa fase considerare il progresso come avanzamento combinato di tecnologia e diritti e non lasciar spazio a chi, strumentalizzando la tecnologia, cerca una scappatoia per speculare sul costo del lavoro e sfruttare lavoratori e lavoratrici. Per queste ragioni, emerge la necessità di ragionare e discutere su questi temi e, in tale ottica, abbiamo ritenuto utile organizzare un Convegno.
Giuristi Democratici Torino